N° 84

 

VERITÀ EVIDENTI

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            La donna che da qualche tempo ricopre il ruolo di Capitan America annaspa per l’improvviso colpo alla schiena ed infine crolla in ginocchio.

-Non sei all’altezza…- comincia a dire una voce di donna.

-… degli Agenti Perfetti.- termina una voce maschile.

            Liz Mace prende un largo respiro e lancia lo scudo quasi senza guardare poi rotola di lato. Mentre si rimette in piedi, guarda finalmente i suoi avversari: un ragazzo e una ragazza che indossano un costume simile a quello dell’Aviatore Notturno, quel tipo bizzarro che si autodefiniva Uomo Perfetto. Rogers[1] ha avuto a che fare con lui anni fa.[2] Se ha sentito bene, quei due si sono definiti Agenti Perfetti, un legame è evidente ma quale sia è un pensiero per dopo, ora deve pensare a fronteggiare i suoi avversari. Al Super Patriota penserà U.S.Agent, è perfettamente in grado di farlo da solo e probabilmente un suo aiuto lo irriterebbe.

            La ragazza in verde ha appena evitato lo scudo con una mossa acrobatica veramente notevole. Cap ha appena il tempo di recuperarlo che i due le saltano addosso congiuntamente da due lati. Il ragazzo sferra un calcio allo scudo in modo da farle perdere l’equilibrio poi esegue un doppio salto mortale ed atterra alle spalle di Liz mentre lei scivola a terra.

            La Sentinella della Libertà evita di misura un calcio alla testa poi compie una capriola e si rimette in piedi pronta alla lotta.

            I suoi avversari sono molto in gamba ma anche lei è un osso duro e se ne accorgeranno.

 

            La Dottoressa Kavita Rao si guarda intorno. Avrà anche l’aspetto di un attrezzatissimo laboratorio di ricerca come in rare occasioni le è capitato di vedere, ma quella in cui si trova, per quanto dorata possa essere, rimane pur sempre una prigione.

            La scienziata indiana ha dovuto accettare di lavorare per i suoi rapitori per salvarsi la vita ma non ha smesso di sperare che le autorità riescano a trovarla, anche se, dopo così tanti giorni dal suo rapimento[3] quella speranza si va affievolendo.

            La curiosità della ricercatrice ha il sopravvento sulle preoccupazioni della prigioniera mentre Kavita studia gli appunti che gli hanno fornito. Chiunque ne sia l’autore è un genio, magari perverso ma comunque un genio. È andato più avanti di chiunque altro lei conosca con gli studi sul genoma umano: mutazioni indotte, clonazione, creazione di vita artificiale. Si è spinto più oltre di dove dovrebbe arrivare qualunque scienziato dotato di etica eppure le sue teorie sono affascinanti.

            Le considerazioni della giovane donna sono interrotte dall’improvvisa entrata nel laboratorio di una donna dai capelli biondi elegantemente vestita che le dice bruscamente:

-Dottoressa Rao, dobbiamo parlare.-

 

            La vista di Falcon che vola sui cieli della capitale degli Stati Uniti sta diventando abituale da qualche tempo per i suoi abitanti. Pochi potrebbero immaginare che sotto la maschera si cela un membro della Camera dei Rappresentanti.

            Il supereroe afroamericano sorvola alcuni dei famosi monumenti di Washington quando la sua attenzione è attratta da qualcosa che sta accadendo davanti al Mausoleo di Lincoln.

            Capitan America e U.S.Agent si stanno battendo contro qualcuno che Sam Wilson non riconosce. Non importa, non può lasciare da sola la ragazza, questo è certo.

-Vieni Redwing.- dice al suo falco e si tuffa verso il basso.

 

 

2.

 

 

            Claire Temple ne ha viste di cose brutte da quando è diventata medico. Certi giorni rimpiange di aver gettato via l’opportunità di avere un bello studio privato, magari in Madison Avenue, per praticare in ambulatori per indigenti che non possono permettersi l’assicurazione sanitaria indispensabile in questo grande paese, ambulatori spesso mal finanziati e con pochi mezzi. Certi giorni, ma non oggi.

            L’eco della sparatoria davanti all’Hotel Theresa si è appena spenta che lei è già al lavoro sui feriti. Con sua enorme sorpresa si accorge che tra le persone coinvolte ci sono tre sue conoscenze: Il gigantesco avvocato di colore Benjamin “Big Ben” Donovan che sta portando tra le braccia un bambino di quattro o cinque anni dalla pelle più chiara seguito da una giovane afroamericana dall’aria sconvolta.

-Big Ben…- lo apostrofa Claire -… ti sei messo a fare il buon samaritano?-

-Ci vediamo quasi sempre in brutte circostanze Claire, mi dispiace.- replica Donovan -Dai un’occhiata al bambino -

            Con una delicatezza che si riterrebbe impossibile per uno come lui deposita il bambino a terra accanto a Claire.

            Lei lo riconosce: è il figlio della segretaria del Reverendo Garcia, il Pastore della Chiesa Battista amministrata dalla sorella di Sam Wilson, e la madre è lì con aria giustamente apprensiva.

-Tutto a posto.- dice infine Claire -Ha solo un brutto bernoccolo ma sono certa che starà benissimo.-

-Grazie al cielo!- esclama Nyla Skin prendendo il figlio tra le braccia -Non so cos’avrei fatto se ti avessi perso mio piccolo Jack.-

-E ora veniamo a te, Big Ben.- sentenzia Claire -Direi che a te è andata peggio.-

            Il massiccio avvocato scuote la testa.

-Solo qualche graffio.- ribatte.

-Risparmiami le pose da macho.- replica Claire esaminandolo -Ti hanno raggiunto un paio di proiettili direi. Quello alla tempia ti ha solo sfiorato ma quello alla spalla sinistra è rimasto dentro. Io ora posso solo disinfettare la ferita e tamponare il sangue. Al resto penseranno in ospedale.-

-Ho la pellaccia dura, sopravvivrò.- finisce Donovan.

            Claire si guarda intorno. Le grida dei feriti si sovrappongono al rumore delle sirene di Polizia e ambulanze in avvicinamento.

-Chi ha fatto questo e perché?- si chiede ad alta voce.

-Credo che volessero colpire me.- afferma un afroamericano ben vestito che, per quanto imponente, sembra mingherlino in confronto a Big Ben.

            Claire lo conosce, tutti lì lo conoscono: è l’avvocato Frank Raymond, noto attivista per i diritti civili. Che abbia ragione oppure no, si preparano giorni bui per Harlem.

 

            L’uomo che si nasconde sotto la maschera del Comandante America sta passeggiando nella sua identità civile nei pressi del laghetto del Lincoln Memorial e riflette sugli ultimi avvenimenti. La fuga del Super Patriota lo irrita non poco. Avrebbe dovuto essere capace di fermarlo ed invece si è fatto sorprendere come un idiota.

            Quel maledetto Consorzio Ombra è sempre un passo avanti a loro ma come fa?

            Le sue riflessioni sono interrotte improvvisamente quando si rende conto che qualcosa sta accadendo proprio davanti al mausoleo. È lei: Capitan America e si sta battendo contro due tizi vestiti di verde mentre U.S.Agent combatte contro… il Super Patriota?

            L’uomo che in segreto è il Comandante America sa che non perderà quest’occasione di riscattarsi e si mette a cercare un posto dove lasciare i suoi abiti ed indossare il costume.

 

            Liz Mace deve ammetterlo: i suoi due avversari sono veramente in gamba. Per ogni sua mossa conoscono una contromossa ed in più agiscono con una sincronia incredibile. Un altro al posto suo sarebbe già caduto ed anche col suo addestramento lei fa fatica a tenerli a bada.

            Il suo addestramento, certo. Questo è il problema. Conosce lo stile di combattimento di quei cosiddetti Agenti Perfetti perché è il suo: quello di Capitan America.

            Ma come può essere? Come possono loro aver avuto quell’addestramento? A meno che...-

-No!- esclama -Non è poss…-

            L’istante di distrazione le è fatale: il ragazzo la colpisce al mento e la ragazza le sferra un calcio all’addome togliendole il fiato e facendola cadere.

 

 

3.

 

 

            Capitan America è in ginocchio e i due Agenti Perfetti si apprestano a darle il colpo di grazia quando improvvisamente lei scatta afferrandoli per le caviglie e contemporaneamente si getta all’indietro compiendo un’ardita capriola.

            Quando si rimette in piedi non è affatto sorpresa di trovarli già pronti per un altro round.

-Io so chi siete.- afferma -Chi siete veramente intendo dire.-

-Noi siamo gli Agenti Perfetti.- dice la ragazza.

-E ti uccideremo.- aggiunge il ragazzo.

            In perfetta sincronia saltano verso di lei ma Liz li ha anticipati scartando in avanti. I suoi due avversari si scontrano tra di loro.

-Non siete poi cosi perfetti…- dice loro sferrando un colpo col taglio della mano destra alla ragazza e contemporaneamente una gomitata al mento del ragazzo facendoli finire a terra -… perché io vi batterò.-

 

            U.S.Agent deve ammetterlo suo malgrado: questo Super Patriota è davvero tosto. Finora ha sopportato ogni suo colpo ed ha risposto con pugni davvero micidiali. Non ci sono dubbi: è più forte di lui, ma se c’è una cosa che l’esperienza ha insegnato a John Walker è che la forza da sola non basta a vincere uno scontro.

-Che c’è?- gli dice con tono irridente il suo avversario -Il grande U.S.Agent è difficoltà? Sei stanco forse? Beh, io posso andare avanti ancora per parecchio.-

-Sta  zitto!- urla Agent scagliandosi contro di lui e vibrandogli un diretto al mento.

            Il Super Patriota lo evita ma, come Agent aveva previsto, si espone ad un montante all’addome che lo lascia senza fiato. Il suo antagonista ne approfitta per colpirlo ripetutamente.

-Chi è in difficoltà adesso?- grida -Chi?-

 

            In un appartamento di Harlem due uomini, entrambi afroamericani, si fronteggiano. Uno indossa un completo marrone e l’altro una sorta di calzamaglia scura con alla vita un cinturone con due pistole.

-Sai cosa devi fare, vero?-

            L’uomo in nero annuisce e s’infila un cappuccio che gli copre interamente il volto.

-Tranquillo.- risponde .-Stanotte la vendetta del Cacciatore Notturno sarà implacabile.-

 

 

4.

 

 

               Nello Stato della Virginia, nella Contea di Gloucester, non distante dalle città di Norfolk e Virginia Beach, sorge una postazione dell’Esercito degli Stati Uniti. Il suo nome è Camp Lehigh ed era un campo d’addestramento della Fanteria. Poco dopo la fine della Guerra del Vietnam fu chiuso per motivi di budget ed è rimasto in stato di abbandono per decenni, finché, in tempi recenti, è stato riaperto come centro ricerche della DARPA[4] ma questa è, almeno in parte, una copertura per una struttura investigativa segreta creata per contrastare le attività del misterioso Consorzio Ombra e di cui fanno parte ufficiali di tutte e quattro le Forze Armate sotto l’egida del Dipartimento della Difesa.

            Il tenente Diane Perrywinkle dell’USAF[5] percorre con passo svelto il corridoio diretta verso l’ufficio del comandante di quella task force. Solo poche settimane fa, proprio lì sono state uccise tre persone.[6] Due erano ufficiali militari come lei e l’ultimo un civile. I segni dei proiettili e le macchie di sangue sono stati rimossi accuratamente ma nessuno può dimenticare l’accaduto.

            La ragazza dall’uniforme blu e vaporosi capelli castani entra nell’ufficio dove trova un uomo di più di cinquant’anni e una benda nera sull’occhio sinistro e un uomo sui quarant’anni dai capelli biondi, entrambi con la divisa dell’Esercito.

-A rapporto, Signor Generale.- dice.

-Novità, Tenente Perrywinkle?- le chiede il Generale Joseph Kragg, capo della task force di cui Perrywinkle fa parte.

-Un aggiornamento sulle attività del Generale Ryker.- risponde la ragazza.

-Conosco John Ryker e vorrei tanto non credere che sia implicato in questa faccenda dei supersoldati ma purtroppo sarebbe nel suo stile.- commenta Kragg

-Devo arrestarlo, Signore?- chiede il Maggiore Thomas Bowman.

-Non abbiamo abbastanza prove, temo.- replica Perrywinkle -E comunque è scomparso.-

-Che vuol dire: “Scomparso”?- esclama Kragg.

-Che dopo essere uscito dal suo ufficio al Pentagono nessuno sa dove sia andato. Il suo cellulare è muto.-[7]

-Non mi piace affatto. La squadra del Colonnello St. Lawrence è ancora a Washington?-

-Dovrebbero rientrare domattina.-

-Voglio mandarli a frugare negli affari di Ryker. Il Maggiore Mace è un’avvocatessa esperta. Saprà pure trovare un qualche cavillo che le consenta di farlo. Del resto, dopo che si è fatta sfuggire il Super Patriota da sotto il naso, non ha altro da fare.-

 

            Capitan America salta colpendo contemporaneamente la ragazza con il piede sinistro e il ragazzo con quello destro.

            I due Agenti Perfetti rimangono a terra.

-Ve l’avevo detto che non eravate così perfetti quanto dicevate.-

            Aspetta quanto basta per essere sicura che non fingano. Se i suoi sospetti sulla loro identità sono corretti, ci sono molte domande che dovranno avere una risposta. Rogers potrebbe aiutarla. Dovrà chiamarlo.

            Liz sta per chinarsi su di loro quando una sorta di sesto senso la spinge a voltarsi.

            Davanti a lei due uomini che indossano un identico costume aderente che lascia scoperti solo gli occhi. Solo il colore è diverso : completamente nero per uno e rosso scarlatto per l’altro.

-Puoi aver sconfitto loro...- inizia a dire quello in nero.

-… ma non sconfiggerai noi.- completa quello in rosso.

            È una specie di incubo, pensa Liz.

 

            Kavita Rao guarda, sorpresa, la donna davanti a lei ed esclama:

-Lei è…-

-La sua chiave per uscire di qui, se è davvero quello che vuole.- risponde la bionda.

-Io… come faccio a sapere che non è una trappola?-

-Non ha scelta: o si fida e mi segue salvando la sua vita o rimane in attesa che la uccidano dopo aver sfruttato il suo genio per i loro scopi… come intendono fare con me.-

-Non posso andarmene senza Michael Van Patrick. Lui…-

-Per lui è troppo tardi ormai. Non ho potuto aiutarlo.-

-Mi… mi sta dicendo che… che è…-

-Le sto dicendo che se lei vuole salvarsi, dobbiamo andar via subito. Decida, Dottoressa Rao, decida adesso.-

            Così dicendo, la donna allunga la mano destra verso la scienziata indiana e ripete:

-Decida adesso.-

 

 

5.

 

 

            Probabilmente lei non ha bisogno di aiuto, pensa il Comandante America, ma lui interverrà lo stesso. Glielo deve.

            Lancia il suo scudo contro uno dei due avversari di Capitan America ma prima che l’oggetto possa terminare la sua corsa, una mano guantata di bianco l’afferra a mezz’aria.

-Ma cosa…?- esclama il Comandante.

            Prima che possa completare la frase, qualcuno lo colpisce alla schiena con un calcio a piedi uniti facendolo cadere.

            Idiota, pensa lui, ti sei fatto sorprendere come un novellino. Che penserebbe di te il tuo istruttore se ti vedesse adesso?

            Alza gli occhi e vede davanti a sé due uomini che indossano un identico costume aderente che lascia scoperti solo gli occhi. Solo il colore è diverso : bianco per quello alla sua sinistra, che tiene in mano il suo scudo, e blu per l’altro, quello che deve averlo colpito alle spalle.

-Non passerai senza sconfiggerci…- dice quello in bianco.

-… e nessuno ci ha mai sconfitto.- termina quello in blu.

            Questo è solo un brutto sogno, pensa il Comandante America.

 

            U.S.Agent colpisce con determinazione il suo avversario senza dargli tregua. L’uomo davanti a lui è il monumento vivente di un periodo della sua vita che ormai non gli appartiene più: gli ricorda cos’era e cosa avrebbe potuto diventare se il destino non avesse deciso diversamente.

            Sta per sferrargli un altro pugno, quando il Super Patriota lo blocca con il palmo della sua mano destra.

-Adesso tocca a me.- dice con un sogghigno.

            Gli sferra un gancio sinistro al mento che sbatte Agent lontano ma senza farlo cadere.

-Speravo di mandarti al tappeto, ma lo ammetto: sei un vero duro.- commenta il Super Patriota massaggiandosi le nocche.

-Non hai ancora visto quanto.- replica Agent.

            Getta via lo scudo e carica il suo avversario come un toro infuriato.

 

            Dejà vu, così viene chiamata la sensazione di aver già vissuto una certa scena. A Liz Mace pare proprio uno di quei momenti. I due avversari che ha davanti potrebbero essere la replica degli Agenti Perfetti se non fosse per i colori diversi dei costumi e per il fatto che sono entrambi maschi.

            La giovane donna serra le labbra, stringe il suo scudo e chiude a pugno le dita della mano sinistra.

-Pensate di essere invincibili?- dice ai due avversari -Adesso lo vedremo.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Episodio piuttosto breve rispetto ai miei standard abituali, lo ammetto, ma comunque denso di avvenimenti. Talmente denso che non c’è stato spazio per inserirci Falcon che pure stava per intervenire, ma non temete (o temetelo, decidete voi -_^), lo rivedrete nel prossimo episodio assieme a Battlestar.

            E a proposito del prossimo episodio… rivelazioni, colpi di scena, cambi di fronte, guerre tra bande e spietati giustizieri a Harlem. In più, l’inizio della fine per il Consorzio Ombra.

            Non mancate.

 

 

Carlo



[1] Steve Rogers,l’originale Capitan America.

[2] Nell’ormai classico Captain America Vol. 1° #213/214 (in Italia su Thor, Corno, #193/194).

[3] Nell’episodio #79.

[4] Defense Advanced Research Projects Agency.

[5] United States Air Force.

[6] Sempre nell’episodio #79.

[7] I dettagli su Iron Man #82/83.